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BEST OF 2017 – I MIGLIORI ALBUM SECONDO RADIO NOVA IONS 97

Scritto da il 8 Gennaio 2018

Il 2017 ormai si è concluso e con lui si è chiuso un vaso di Pandora che ci ha portato in dono tantissima bella musica. E noi di Radio NOVA IONS 97 non solo vi abbiamo fatte ascoltare le novità musicali dell’anno che ci ha appena lasciato, ma abbiamo votato per creare una classifica “secondo noi” dei migliori album del 2017. E’ stato un anno di transizione, musicalmente parlando, e tutto il nostro staff ha votato per stabilire i migliori album del 2017. Sono stati proposti tantissimi titoli, ma ecco la classifica dei 12 vincitori, più altri titoli bonus da consigliarvi. Si parte!

12. Slowdive – Slowdive

Dopo 22 anni di latitanza, torna sulle scene il gruppo shoegaze britannico con un album che un po’ ferma il tempo e ci riporta agli anni ’90. Gli Slowdive ci regalano un disco che risulta un po’ anacronistico per il 2017, ma che non fa che confermare ciò di cui sono capaci e che ci riporta alla mente il motivo per cui ci sono mancati così tanto.

 

 

11. U2 – Song of experience

All’undicesimo posto troviamo un altro gruppo molto attivo, quasi secolare per il panorama musicale mondiale. L’1 dicembre è uscito il quattordicesimo album degli irlandesi U2 e può quasi considerarsi una seconda parte del precedente “Song of innocence”, infatti Bono ha preso ispirazione per il titolo di entrambi gli album dall’opera di William Blake “Song of innocence and of experience”. Un album bello, come qualunque cosa firmata U2, e spiazzante, per i grandi temi trattati e i testi che come sempre sono come una doccia fredda.

10. Coez – Faccio un casino

Indubbiamente questo è stato l’anno della musica pop italiana e Coez, su questa scia, ha scalato le vette delle classifiche con il suo ultimo album. Coez con questo album è un po’ in bilico: tra la figura di rapper, rimanendo in lui ben salde le sue radici musicali, e il suo lato pop, in cui si cala bene e risulta credibile. Un disco che funziona, che ha conquistato l’Italia, che ci ha fatto cantare e continuerà a farlo.

9. LCD Soundsystem – American Dream

Questo 2017 è stato l’anno delle grandi novità, ma anche, come abbiamo già visto con Slowdive e U2, degli attesissimi ritorni. Gli LCD Soundsystem, infatti, tornano sulle scene con questo album che un po’ è percorso da una grande presenza/assenza: quella del Duca Bianco, che il frontman degli LCD, James Murphy, ha seguito durante la realizzazione di “Blackstar”, il testamento musicale che Bowie ci ha lasciato prima della sua morte. Non mancano, poi, anche e chi ai Joy Division o ai New Order. Insomma, “American Dream” è un album che già dal titolo si rivela un po’ “pretenzioso”, ma di quella pretesa che ci vuole per fare le cose e per farle bene, e si rivela essere davvero lo specchio del sogno americano.

8. Brunori SAS – A Casa Tutto Bene

“Oggi salvo il mondo intero/con un pugno di poesie” canta il nostro Dario Brunori ne “Il costume da torero”, una delle 12 tracce del suo ultimo album. Il cantautore calabrese, con una nuova maturità, torna a cantarci le sue storie, storie delle quali ha scritto nella sua terra, la Calabria, dove poi ha anche registrato l’intero disco. Il ritorno alle sue origine è sicuramente un elemento che influenza positivamente questo suo ultimo lavoro che è intriso di poesia, di tanti riferimenti (per esempio la storia di Frida Khalo e Diego Rivera in “Diego ed io”) e di moltissimi significati che ci portano a riflettere sulle mille sfaccettature dell’esistenza.

 

7. Cesare Cremonini – Possibili scenari

L’ultimo album del cantautore bolognese è composto da 10 tracce nelle quali è evidente come Cesare Cremonini sia sempre pop, pur producendo musica libera, cioè musica che non rientra in nessun canone se non nei propri. “Possibili scenari” è un misto di influenze così ben coniugate da rendere difficile una sua classificazione in un solo genere. Possiamo sicuramente essere certi di trovarci di fronte ad un prodotto completo e complesso, figlio della maturità di Cremonini, della sua raffinatezza e della sua voglia continua di sperimentare.

6. Fabri Fibra – Fenomeno

Torna il pioniere dell’hip hop italiano con un disco composto da 17 tracce. Ribadisce la sua supremazia nel genere, ci ricorda che rappa “da prima dei social/ da prima di twitter/ da prima che ci fossi tu su youtube”, dedica un pezzo al fratello e alla madre, fa un pezzo con Roberto Saviano e ci regala il tormentone dell’estate, “Pamplona”: insomma tutto questo è “Fenomeno”, un insieme di tantissimi elementi nei quali, però, Fabri Fibra trova il suo equilibrio.

 

5. Arcade Fire – Everything Now

“Everything now”, tradotto “Tutto adesso”: questo è il “memento” del ritorno in grande stile degli Arcade Fire. Con questo album la band segna un radicale cambiamento nella propria carriera, non solo per il nuovo contratto con la Columbia, ma anche per il nuovo sound. Come succede spesso per gli Arcade Fire, il disco ha una sorta di ring composition, inizia con “Everything Now_(continued)” e finisce con “Everything Now (continued)”. È un disco che ha in sé molte influenze, c’è chi dice Abba, c’è chi dice David Bowie, lo stesso Win Butler parla dei The Clash, ma sicuramente un punto fisso, dopo “Reflektor”, rimane l’elettronica. È un album che ha faticato a farsi apprezzare, dalla critica e dagli storici fan degli Arcade Fire. A noi è piaciuto, e non poco. Ci ha fatto ballare, ci ha fatto cantare, ci ha fatto riflettere grazie alle liriche che, come sempre, contraddistinguono il loro stile. Quindi non possiamo fare altro se non affermare di trovarci di fronte ad un buon prodotto, di quelli segnati dal cambiamento e quindi non sempre capiti, perché, si sa, il cambiamento spaventa.

4. Caparezza – Prisoner 709

Il titolo è eloquente, Caparezza usa le metafore contenute nelle sue liriche per raccontare della sua personale “prigionia”. Dopo il grandissimo successo di “Museica”, Caparezza, all’anagrafe Michele Salvemini, inizia a fare i conti con un problema di salute invalidante, ancor di più per un musicista: l’acufene. Quindi si crea questa prigione metaforica di cui parla nei testi di questo nuovo album e dalla quale cerca di uscire, grazie proprio ai suoi pezzi. Un album che, oltre che rap, è rock ed è anche un insieme, come è frequente quando parliamo di Caparezza, di tantissimi riferimenti culturali senza i quali i suoi testi non sarebbero così taglienti e diretti.

3. alt J – Relaxer

Dopo il grandissimo successo di ”An Awesome Wave” e “This Is All Yours”, sarebbe stato troppo facile deludere le aspettative di pubblico e critica. Invece no, gli alt J hanno voluto strafare e regalarci anche un terzo album degno di nota. “Relaxer” risponde a pieno alle esigenze musicali del 2017, è una colonna sonora perfetta dell’anno che si è appena concluso e gli alt J continuano a confermarsi più attenti alla sostanza che alla forma, continuano a essere fautori di una musica che si fa ricordare solo per quella che è. Gli alt J non vogliono essere ricordati per i loro volti, ma solo per il loro prodotto musicale. Si rivelano anche coraggiosi ed è così che ci regalano una magnifica cover in chiave elettronica di “House of the Rising Sun”. Credibili e di qualità, cosa potremmo mai chiedere di più? Lunga vita agli alt J.

2. Ghemon – Mezzanotte

Ghemon, nel panorama della musica italiana, è un uomo dai mille volti, in continua evoluzione. A tre anni da “ORCHIdee”, arriva “Mezzanotte”. Ghemon cresce, ma continua a parlarci della battaglia più dura, una battaglia comune a tutti: quella contro sé stessi. Forse anche proprio per questo risulta così d’impatto e raccoglie così tanti consensi, per questo e per i testi sempre percorsi da quello slancio lirico che lo posiziona sempre un gradino più in alto rispetto altri artisti della scena italiana.

1. Kendrick Lamar – DAMN

DAMN, quarto disco in studio di Kendrick Lamar, subito ci ha fatto capire che sarebbe stato un successo, infatti ha scalato le classifiche e in pochi mesi è diventato doppio disco di platino. Il rapper statunitense non si è risparmiato per il suo nuovo lavoro, a partire dai beat, dai testi, fino ad arrivare a turnisti di spessore e collaborazioni importanti. È un album cupo, introspettivo, rabbioso, allegorico e importante per i temi trattati (non manca la questione razziale). DAMN è un disco apprezzato dalla critica e dai fan di Kendrick, l’hype era tanto ed è stato soddisfatto, continuerà a non sbagliarne una?
Bonus Album:
Idles – Brutalism
Imagine Dragons – Evolve
King Krule – The OOZ
Grizzly Bear – Painted Ruins
Moses Sumney – Aromanticism
The National – Sleep Well Beast
Ibeyi – Ash
Dal 2017 è tutto, all’anno prossimo, sperando di tirare le somme di un altro anno di musica così ricco!

 

 


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