K-pop non solo… “pop”

Scritto da il 2 Dicembre 2020

Leggendo il termine “k-pop” possiamo pensare ad una sola cosa in particolare, ossia il “pop coreano”. Proprio perché parliamo di un genere definito tale per il paese di provenienza, per facilità si sottintendono tutti i stili musicali appartenenti al mondo coreano con una semplice parola. 

Ma parliamo davvero soltanto del famosissimo genere pop in quest’industria così estesa? Probabilmente sarebbe riduttivo dar ragione a questa supposizione. I sottogeneri all’interno di questo ambiente sono innumerevoli e si differenziano non solo nei tanti artisti del settore ma anche, molto spesso, nello stesso repertorio di un unico musicista. Forse l’ecletticità è una delle caratteristiche più interessanti da poter ritrovare in un cantante/cantautore e a maggior ragione risulta interessante approfondire il vasto campo di conoscenze che si possono scoprire in questa “matriosca musicale” che è il k-pop. 

Se potessimo iniziare a conoscere questo mondo paragonandolo appunto ad una matriosca, sicuramente alla prima apertura troveremmo lo stile musicale più gettonato, quello in grado di arrivare a tutti (da lì l’origine del suo stesso nome come diminuzione del termine “popolare”) ovvero il pop. E col pop inseriamo la dance music e l’elettronica, che solitamente vanno combinate insieme nei brani più famosi di quest’ultima generazione. Sicuramente sotto questa caratteristica musicale troviamo la maggior parte dei gruppi sia maschili che femminili, come i BTS, le Black Pink, gli EXO, le Red Velvet… nonostante però, specie nelle sub title dei loro album, ci siano brani musicali con differenze nette rispetto alle hit più ascoltate. 

Se prendiamo ad esempio un album dei BTS come Dark&Wild (2014), troviamo di certo un senso d’appartenenza nei confronti del rap e dell’hip-hop. Rispetto agli ultimissimi album rilasciati dai Bangtan Boys, i sound sono sicuramente più duri e taglienti, con delle parti rap molto marcate e fortemente elaborate. 

Ma non solo. Per quanto l’hip-hop sia uno dei sottogeneri più sfruttati nell’industria, con artisti solisti specializzati in questo specifico campo come Sik-K, Jay Park, CL, Zico e Tablo, abbiamo anche tanto altro da scoprire. 

Come il K-rock, genere forse meno conosciuto, ma che sicuramente riserva delle vere e proprie chicche musicali molto interessanti. Se parliamo di K-rock tuttavia ci dobbiamo allontanare dalla prospettiva dei gruppi standard k-pop con molti idol concentrati principalmente sulle coreografie e sulla spettacolarità data dal gran numero di membri contenuti in un unico assembramento di individui. Qui parliamo di vere e proprie band, intese nel senso tradizionale del termine, un complesso musicale composto da strumentisti e uno o due cantanti. Gruppi come i Day6, The Rose, N. Flying e FT Island incarnano perfettamente questa definizione. 

A seguire, un genere musicale molto apprezzato come l’R&B trova risposta in cantanti come Crush, Dean, Heize, Suran e altri. 

Questa non è altro che la punta dell’iceberg di un repertorio musicale vastissimo che si estende di gran lunga rispetto al genere di convenzione del “k-pop”. Ascoltare musica come questa perciò sarebbe giusto ritenerlo un modo non solo per approfondire una cultura lontana dalla nostra e allo stesso tempo incredibilmente affascinante, ma anche una maniera di ingrandire i propri orizzonti musicali e di approfondire curiosità artistiche direzionati ad un preciso ambito geografico dalle sfaccettature sempre nuove e innovative. 

Non resta che lasciarsi trascinare dalla curiosità e continuare ad aprire questa matriosca tutta asiatica! 

 


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