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L’analisi del “DNA” di Ghali

Scritto da il 5 Marzo 2020

Non ha  bisogno di presentazioni Ghali, un talento in grado di scuotere a ritmi briosi il panorama musicale italiano . 

Con un passato intriso di esperienze in band e soliste nelle vesti di rapper, ha poi aggiunto pennellate pop al suo quadro musicale, divenendo ben noto ai lettori con tracce quali Ninna Nanna, Cara Italia, Habibi – in grado di approdare nelle charts mondiali.

Le frenetiche richieste dei fans, assieme alle grandi aspettative dopo due anni senza pubblicazioni, sono state appagate con 3 brani usciti nel 2019: Turbococco, Hasta la vista e I love you. Gli stessi hanno però rappresentato un piccolo fallimento dal punto di vista delle vendite, non conformi alle grandi previsioni che gli esperti del settore avevano fatto. Delusi purtroppo anche i suoi seguaci, che non hanno riconosciuto nei tre contenuti quella folgorante originalità che contraddistingue i ritmi delle canzoni del cantante. Demotivazione, cambio di genere improvviso e mancanza di ispirazione assieme alle pressanti richieste di pubblicare qualcosa di nuovo devono aver turbato l’artista, ma l’esperienza sembra aver fornito una voglia di riscatto tramutata in illuminazione a Ghali: rielaborare il concetto del suo nuovo progetto musicale e quindi riformare, alla luce della nuova ispirazione, da capo un album che sarebbe dovuto uscire poco dopo il flop.

 

Il risultato è un disco di nome DNA, uscito in Febbraio 2020, la cui peculiarità è quella di non essere stato prodotto da Charlie Charles (storico collaboratore). Difatti la componente delle basi musicali è stata affidata con cura a veri e propri esperti del settore: Ava, Sick Luke, Venerus, Tha Supreme (per citarne alcuni).  I featuring sono invece limitati per il contesto musicale italiano, con i soli Salmo e Tha Supreme, mentre sono presenti artisti del mondo africano come Mr. Eazy e Soolking.

Il disco apre con una traccia di nome Giù X terra, molto fuligginosa per sonorità- le quali sono ipnoticamente distorte-e gestite da Venerus- e che rimanda a significati correlati alla sfera della discografia, muovendo aspramente una critica nei confronti della raccomandazione musicale guidata dalle etichette. Un pezzo abbastanza deciso che nessuno avrebbe immaginato come traccia di apertura, e discreto del tutto nella sonorità. Pare chiaro dall’inizio che Ghali abbia voluto dedicare dei contenuti a una clientela adulta, mentre altri di stampo prettamente radiofonico ad ascoltatori di età media inferiore grazie ad  atmosfere e temi più frizzanti. Infatti spicca la canzone Boogieman in collaborazione con Salmo-  secondo estratto- che ha raccolto un ottimo successo, rimanendo per più di un mese il singolo più ascoltato in Italia e attualmente al terzo posto delle classifiche di Spotify. Sulla stessa lunghezza d’onda viaggiano i brani DNA– che dà il nome all’album- e Good Times, diventate tormentoni, dal lancio del disco: infatti la seconda è attualmente in cima alle charts. Le canzoni riconoscono un mood felice , ben composto dal punto di vista strumentale e parente stretto dei grandi successi precedentemente elencati: si designano successori degni nei quali lo stile dell’italo-tunisino è finalmente ritrovato, senza destare però malcontenti inerenti alla ripetitività; anche perché (come già anticipato), lo spettro delle tracce è ben suddiviso ed eterogeneo nell’album.

 La traccia con Soolking di nome Jennifer apre con una base dai toni arabeggianti, (abbastanza inusuali per la musica italiana) ma dal sapore del tutto estivo, oltre che un degno tributo dell’artista alle sue origini sempre raccontate con emozione. Il testo pare essere dedicato ad una donna, ed è anche divertente come l’alternarsi delle lingue araba, italiana e francese renda il tutto molto giocoso e lieto; ritornello incluso, viene voglia di cantarla senza conoscere le parole. Marymango è invece la traccia che assieme a Boogieman e Good Times ha riscosso più successo di tutte, al lancio del disco. Infatti è realizzata con Tha Supreme (ormai artista italiano più influente di tutti in questo periodo), che ne produce anche la strumentale, e la sua impronta è così distinguibile perché ormai diventata un marchio di fabbrica del ragazzo classe 2001: sonorità trap e sintetizzatori old school fusi per creare un’atmosfera che proietta l’ascoltatore in un trip, il quale è suggerito dal titolo. Ovviamente esso è  ambiguo e richiama all’utilizzo di sostanze stupefacenti sotto una divertente velatura; molto interessante il cambio di ritmo nel bel mezzo del brano, che recupera un po’ lo stile di Travis Scott e Drake nella loro celebre Sicko mode e si fa più aggressivo.

Come già accennato, l’amore è uno dei temi ricorrenti e fonte d’ispirazione nelle canzoni, ad esempio viene ancora percepito in 22:22, Cuore a destra, Barcellona. Esse sono dedicate ad un ascoltatore più maturo e mostrano le diverse sfaccettature del più nobile dei sentimenti, visto come tossico, ma eccitante e di quanto possa essere struggente la lontananza dalla persona amata o un eventuale ritorno di fiamma. Dal punto di vista delle sonorità, troviamo arrangiamenti che vanno dall’hip hop fino al più naturale pop.

Fast food è un brano che di sicuro ha la strumentale più bella, (nella quale Sick Luke si è dilettato al massimo) e parla di un tradimento di amicizia: molti sono ovviamente i riferimenti e si fa  a gara con i nomi di Charlie Charles e Ernia, storici collaboratori di Ghali. 

Il brano che colpisce di più a mio avviso è però Flashback–  già analizzato in precedenti recensioni- che rappresenta il momento di crisi nella quale l’artista è stato immerso in questa fase della sua carriera; una caduta che spinge il cantante  a considerare anche i drammi personali vissuti e come ci debba essere per forza soluzione. La base ricorda molto le profondità tristi al pianoforte create da Lacrime (canzone del suo primo disco) e rimane lì in sottofondo con un tono amaro, che suscita molta tristezza. Un tentativo davvero ben riuscito.

Il disco chiude con un sunto di tutto quello che ha vissuto e vive Ghali nell’ultimo periodo. Su una traccia intitolata Fallito, si palesano le paure di un fenomeno musicale che ha sfornato hit, ma ricorda di essere umano e avere ansie. Godibile è  il suo ascolto, con un ritornello piangente da parte dell’interprete, che sta a ricordare quanto possa essere decisiva la reputazione altrui su un personaggio pubblico, quando si considera questo ormai fallito. Il vissuto di Ghali durante l’ultimo anno e le vendite abbastanza basse dei suoi tre estratti, ormai cancellati, per poi rianalizzare del tutto il nuovo album, fanno immedesimare perfettamente l’ascoltatore nelle parole del musicista. Ma ecco come la paura è stata annientata dai dati, una volta uscito il progetto: dal punto di vista delle vendite, il disco è stato il più venduto appena sfornato e gli ascolti vedono i suoi brani fissi all’interno della top 50, e in particolare nella Top 10 italiana, in cui Ghali è più che presente, toccando anche il primo posto.

Non trovare più se stessi può far paura, ma sembra che DNA rappresenti un metodo per uscire da questo tunnel!

 


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