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Nuotando Nell’aria con Cristiano Godano

Scritto da il 2 Settembre 2019

“Mi piacerebbe sai, sentirti piangere

anche una lacrima, per pochi attimi”

Sono i versi finali di Nuotando nell’aria, un brano dei Marlene Kuntz tratto dal primo album Catartica che ha rappresentato un punto di svolta del rock italiano ( a me ne vengono in mente al massimo una dozzina, ma spero di essermene perso qualcuno). Nuotando nell’aria è anche il titolo del libro che Questioni Meridionali mi ha chiesto di presentare, al cospetto dell’autore, nel bellissimo Chiostro di Santa Chiara a Foggia, nella serata conclusiva di Divergenti, la prima parte del programma di questo appuntamento che da diversi anni fa incontrare persone che hanno qualcosa di interessante da dire  con un numero rassicurante di persone disposte ad ascoltarle.

Il libro raccoglie in 35 movimenti ( uno per ogni brano dei primi tre album) la voglia di Cristiano Godano, frontman della band cuneense, di raccontare il suo metodo di lavoro, le sue passioni, i suoi luoghi e gli incontri che lo hanno arricchito.

Nel libro si conferma la matrice “americana” della miscela musicale dei MK : Sonic Youth, Soundgarden e Gun Club su tutti.  C’è stato un tempo in cui gli ascolti in comune spesso creavano legami tribali, la musica aveva ancora la potenza di imporsi come argomento di aggregazione, dischi che si prestavano, nastri che giravano, discussioni animate sull’ultimo disco dei propri beniamini.  Cristiano Godano, Luca Bergia e Riccardo Tesio  frequentano gli stessi luoghi ( Cuneo, Bra e Fossano) e , seppure con qualche differenza, hanno voglia di provarci, come riporta il retrocopertina “Da quel momento ( uscita di Catartica) in avanti fummo ben decisi a giocarcela fino in fondo. Cosa che, in fin dei conti, stiamo facendo tuttora, lottando e lottando”.

Cristiano non si è sottratto al dialogo con il pubblico – omposto anche da semplici curiosi che poco sapevano di lui e di quello che facesse –  è stato generoso nelle risposte e spesso ha adeguato il suo linguaggio al contesto, spesso facendo azzeccati riferimenti al mondo della parola scritta ( Nabokov, Roth, Calvino. Dopo l’incontro si è confermato  sempre disponibile alle richieste di  foto e dediche , al punto che quando , il mattino dopo, lo ho accompagnato alla stazione confessandogli che stentavo a riconoscere in lui il protagonista del video “L’odio Migliore” ( mai confondere l’opera con l’autore).

Certo adesso il mio ascolto dei Marlene Kuntz non può che essere positivamente influenzato dall’averlo sentito parlare di cose che in gran parte condivido, non solo in tema musicale o letterario, ma anche su questioni spinose come la necessità degli artisti di far sentire la loro voce in periodi cupi come questo.

p.s. Una delle prime domande che mi ha fatto è stata “i dischi di chi ti porteresti su un’isola deserta? Fammi 3 nomi”, i suoi sono Sonic Youth, Nick Cave e Neil Young, io ho risposto Einsturzende Neubauten e Coil di slancio, il terzo ci ha messo un paio di minuti ad emergere e con fatica ho aggiunto Radiohead. In quasi 12 ore che abbiamo trascorso insieme è l’unico momento in cui mi ha messo in difficoltà. Se volete mettere una difficoltà un vostro amico che pensa che la musica sia ancora una piacevole necessità credo che sia la domanda giusta che può rovinare un rapporto.


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