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“Anche senza di te”: il nuovo film di Francesco Bonelli raccontato dai suoi protagonisti

Scritto da il 19 Marzo 2018

In occasione dell’uscita del film “Anche senza di te“, Radio NOVA IONS 97  ha intervistato alcuni dei protagonisti di questa nuova pellicola: gli attori Nicolas Vaporidis e Valentina Ruggeri, e il regista del film, Francesco Bonelli.

Al centro della trama c’è Sara, interpretata da Myriam Catania, un’insegnante elementare prossima alle nozze con Andrea (Matteo Branciamore), medico di successo, dedito esclusivamente al lavoro e poco alla sua donna. Quando Sara viene abbandonata all’altare, le si apre uno scenario inimmaginabile fino a quel momento. A quel punto nella sua vita entra Nicola (Nicolas Vaporidis), suo collega, che sembra avere la sua stessa voglia di rivoluzionare il mondo scolastico, insegnando ai bambini il linguaggio delle emozioni. E poi c’è Carlo (Alessio Sakara), attore porno in crisi, che troverà in Sara un supporto fondamentale.

D: Questo film, a primo impatto, potrebbe sembrare solo una commedia sentimentale, ma in realtà tocca dei temi molto importanti. Si può dire che il comune denominatore sia il cambiamento, della protagonista come delle dinamiche sociali.

FRANCESCO BONELLI: Vediamo tanti film in cui vengono affrontati problemi esterni ma, molto spesso, le persone vivono dei conflitti interiori. La sfida più grande, al giorno d’oggi, è la gestione di sé. Ho preso spunto da un interrogativo: che cosa ci porta a fare ciò che facciamo? Cosa ci guida nelle nostre scelte? Ho immaginato un personaggio in crisi, ma che non sa di esserlo, nonostante il suo corpo dia già dei segnali dell’esistenza di un problema. Sara sta per sposarsi, ha un lavoro che le piace, ma soffre di questi improvvisi attacchi di panico che la avvertono che qualcosa non va. Pian piano anche all’esterno le cose esplodono, ponendo la protagonista di fronte a quella confusione che ha ignorato fino a quel momento e che credo sarà l’anello che ci unirà al pubblico. Tutti noi viviamo periodi di grande disorientamento personale, si parla di disoccupazione, di super lavoro, ma il problema è sempre uno: non saper mettere a fuoco ciò che veramente è importante e ciò che può fungere da guida nelle proprie scelte. Per questo motivo, la protagonista riparte dal basso, essendo un’insegnante si concentra sull’insegnamento delle emozioni ai bambini della scuola dell’infanzia. C’è un grande pedagogo, che io ho incontrato scrivendo questo film, che è Loris Malaguzzi, di Reggio Emilia, che, capendo e precorrendo i tempi, ha inventato un sistema secondo il quale una persona può anche decidere di non svolgere alcuna attività, oppure di scegliere solo quelle attività per cui prova reale interesse. Lo scopo è quello di allenare, il bambino prima e l’adulto poi, a fare delle cose solo se veramente motivati, chiedendosi “Cosa sto facendo?”, “Perché lo sto facendo?”, “Qual è la motivazione che mi spinge a fare questo?”. Partendo dalle cose più semplici, si può arrivare ad applicare questo metodo anche a situazioni più importanti, ad esempio la scelta del proprio compagno di vita. “Anche senza di te” ha, sicuramente, le caratteristiche di una commedia, quindi ci sono un lui e un rivale, c’è un bacio, un conflitto, una soluzione, una risata, ma per me era importante che tutto questo non vivesse da solo, ma fosse riconducibile ad un tema. Questo tema è il destino, l’autenticità.

D: Valentina Ruggeri, tu interpreti Elena, la migliore amica della protagonista. Da donna avrai interiorizzato ancora di più la trama di questo film, che si ricollega ad un tema molto caldo, questa dipendenza dal giudizio degli altri o magari da un compagno, non così perfetto come appare.

VALENTINA RUGGERI: C’è sempre questo falso mito che dietro alla donna ci debba essere un uomo, che quando una donna vale ci sia sempre una spinta di qualcuno. Invece no, noi siamo creatrici del nostro destino, della nostra formazione, della nostra competenza sul lavoro e delle nostre scelte. Quindi forse dovremmo iniziare a capire che il punto di partenza è stare bene da soli, per poi, in maniera sana, affrontare una relazione, sentimentale ma anche lavorativa. Il messaggio di questo film, dal punto di vista femminile, è proprio quello di accettarsi, accettare anche i propri difetti, per trasformali, poi, in una forza.

D: Si tratta, quindi, di un inno alla ricerca e alla valorizzazione delle risorse delle donne. Si dice che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna.

FRANCESCO BONELLI: Questa frase può essere falsa o vera, dipende da cosa si intende. In questo film non si parla di solitudine, ma di creare relazioni sane, autentiche, positive. E’ orientato all’amore, alla scelta giusta. Sicuramente a volte, per alcune persone, è come salire su un treno da cui non si trova il coraggio di scendere, iniziando a vedere la propria vita dall’esterno. “Anche senza di te”, tra l’altro, ha un cast importantissimo, non solo per la notorietà degli attori ma, soprattutto, perché tutti abbiamo partecipato con affetto alle riprese, c’è stato un clima molto positivo intorno a questo tema. Credo che l’individuazione di sé sia una grande chiave contemporanea da trattare. Ho trovato degli interpreti che, come me, ci hanno messo grande cuore e grande serietà e questo mi ha fatto molto piacere.

D: A questo proposito parliamo dei due personaggi maschili, che sono uno l’opposto dell’altro. Andrea è un medico di successo, dedito esclusivamente al lavoro, mentre Nicola ha una carriera sicuramente meno brillante ed è segnato dal tragico evento della morte della moglie. Nicolas, tu in quale dei due personaggi di rivedi di più?

NICOLAS VAPORIDIS: In realtà in nessuno dei due. Diciamo che sono una via di mezzo, non sono un estremista del lavoro o della vita sentimentale.

D: Prima parlavamo della necessità di trovare una propria dimensione, contando sull’autostima e sulle proprie risorse. Il cinema, a volte, può mettere a dura prova tutto ciò, a causa della continua esposizione al giudizio altrui.

NICOLAS VAPORIDIS: Come diceva Charlie Chaplin “quello che credono gli altri è un problema loro”. L’opinione che hanno gli altri di te è un qualcosa che ingrandisce il tuo ego, ma è comunque un concetto molto relativo. Il film è come il cibo, non può piacere tutto a tutti. Ci sono storie che possono piacere di più e altre che possono piacere di meno, non c’è un senso oggettivo assoluto della qualità di un prodotto. Sicuramente c’è un obiettività in relazione alla struttura, alla narrazione, alla bravura degli attori, al montaggio, alla regia, ma il resto è veramente relativo. Basti pensare che grandi capolavori del cinema, quando sono usciti, non sono stati capiti, per poi essere successivamente apprezzati, fino a diventare colonne portanti della cinematografia mondiale. Non è il nostro caso, nel senso che siamo stati accolti bene dalla critica e dal pubblico, perché alla fine un film viene prodotto per il pubblico. Sicuramente le critiche positive fanno piacere, ma poi è la gente che deve immedesimarsi nella storia. Tra l’altro è inutile che lo andate a vedere perché il regista (Francesco Bonelli) vi ha già detto tutto. (ride)

A parte gli scherzi, raccontare un film a parole è sempre molto riduttivo. Quello che vi posso dire è che vedrete una bella storia, per persone che hanno voglia di capire meglio il mondo delle donne e che vogliono anche vedere un bellissimo lieto fine. Uscirete dal cinema con una leggerezza d’animo che altri film non vi danno.

D: Se dovessi descrivere il film con un aggettivo quale sceglieresti?

NICOLAS VAPORIDIS: Domanda difficile, non saprei proprio. Ho scoperto la città di Taranto, in cui è ambientato il film, che ho amato moltissimo e che è al centro del storia. Viene raccontata in modo diverso da ciò che siamo abituati a sentire, viene celebrata, non criticata. L’idea non era quella di rappresentare Taranto come una città da denunciare, bensì da vivere nella sua bellezza. “Anche senza di te” racconta la parte bella della vita e, di conseguenza, anche la parte bella del luogo in cui è stato girato. E’ un modo per celebrare Taranto, i tarantini, tutta la Puglia e i pugliesi.

 

D: Si tratta, quindi, di un film che esprime positività in ogni suo aspetto.

NICOLAS VAPORIDIS: Esatto, con protagonisti non dei supereroi, ma delle persone normali che diventano i supereroi della loro quotidianità. Io, ad esempio, sono un maestro delle elementari che vive in un contesto scolastico, a contatto con i bambini. I personaggi fanno delle cose meravigliosamente semplici, ma importanti, cose che potrebbe fare ciascuno degli spettatori.


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